Erchie è un piccolo centro agricolo che si adagia dolcemente su una pianura dell'entroterra brindisino, a 68 metri sul livello del mare. Secondo alcuni studiosi le origini di Erchie si fanno risalire ai Messapi che, avendo scelto come loro stanziamento principale la vicina Oria, vollero creare un centro dedicato al culto dei loro Dei, al posto dei preesistenti Japigi. Fu così che, intorno ai secoli VI e V a.C., i Messapi dettero il nome di Herculea al sito dove ora sorge Erchie. Questa è l'origine più verosimile del toponimo, avallata peraltro dallo storico salentino Marciano, che scrisse nel primo Seicento la storia della Terra d'Otranto. I passaggi cronologici che portarono il nome dell'antica Heraclea all'attuale Erchie sono enumerati in varie fonti, rinvenibili nell'archivio parrocchiale e nella biblioteca Comunale di Erchie ed in quella diocesana di Oria.Nel tempo i Messapi, dapprima rozzi ed incivili, cominciarono ad essere un popolo più progredito ed iniziarono la costruzione di mura fortificate e di "specchie", che ubicarono con un certo ordine in tutto il Salento; alcuni ritengono che fossero monumenti funerari, altri, torri di avvistamento in zone pianeggianti.Con l'ascesa di Roma, la piccola Heraclea, anche per la vicina presenza di Mandurium e della più ingombrante Tarentum, fu messa in disparte fino a quando fu necessario avere delle borgate rurali, intorno al I secolo d.C., data in cui venne ancora in luce Hercle. Che il sito fosse anche romano è evidente dalla presenza nel suo territorio della necropoli romana detta Terme di Filippo.Anche Hercle seguì la sorte della Puglia nei secoli successivi: la sua storia è scandita da quella della grotta messapica detta ora dell'Annunziata, che i monaci Basiliani, esuli nel IX-X secolo, adattarono a Santuario di S. Lucia per ricordare la sosta delle spoglie della Santa nel loro viaggio da Siracusa a Costantinopoli.
È ai monaci Basiliani che si deve il culto di Santa Irene, oggi patrona di Erchie.
Di un centro urbano, ancorché molto piccolo, si può parlare soltanto nella seconda metà del 1200 allorquando la consistenza degli abitanti raggiunse le 60 unità; ma alla fine del secolo si registrò un forte decremento.Nel 1377 Hercle era composta da 3-4 famiglie e contava circa 20 abitanti. Ai primi del 1500 il casale, che nel '400 aveva cambiato il nome da Hercle in Herche, modificò ancora il toponimo in Herchie.Verso la fine del 1550 furono costruite le chiese di Santa Maria del Casale e di Santa Lucia, prive di propri sacerdoti, per cui si dovette ricorrere ai prelati di Torre per le pratiche religiose più urgenti. Un tentativo di incrementare il numero di abitanti si era già dovuto nel 1523, secondo il Ceva-Grimaldi, con la sistemazione in zona di immigrati albanesi, ma solo dopo il 1600 il ripopolamento ha cominciato a farsi consistente.
Herchie come feudo è passata dai Montefuscolo, che hanno ricostruito il centro dopo le incursioni saracene ai Mairo, ai Bonifacio, ai Prato, ai Personè, agli Albrizzi, ai Frisari, agli Imperiale, ai Lubrano, e ai Laviano che nel XVIII secolo diede inizio e portò a termine l'edificazione del palazzo Ducale (attualmente sede del Comune). Verso la fine del XVII secolo, il nome del casale diviene definitivamente Erchie.
Nel 1706 è iniziata la costruzione della chiesa Madre.
Nel 1754 (Catasto onciario di Carlo III) la popolazione comprende 233 foresi (forestieri) su una popolazione poco inferiore alle mille persone. Ma nonostante il notevole incremento edilizio, la vita della maggior parte degli abitanti non è delle più agiate. Il 90% degli abitanti, infatti, è dedito all'agricoltura e alla pastorizia.
Nel 1800 il Comune distingue gli abitanti in tre categorie: i nobili, le persone "civili" (medici, chirurghi, giudici), gli "artieri e i campagnoli". Politicamente, le tendenze politiche erano espresse dalle due fazioni dei "Ruspi" e degli "Scursuni".
Nel 1862 il territorio di Erchie è percorso da bande di briganti, sconfitti poi da un reggimento di fanteria e dalla Guardia Nazionale di Erchie il 16 dicembre 1862.
Nel 1865, attaccata alla Cappella seminterrata e al Tempio sottostante, è inaugurata la Chiesa superiore di Santa Lucia.
Nel 1918 si abbatte sul paese "la Spagnola". La terribile epidemia procurò una mortalità del 5% della popolazione.
Nel 1920, fortunatamente con un solo decesso, ma con la perdita di tutte le riserve di olio, vino, grano, legumi e altro, il centro del paese è sommerso dall'acqua ( la Mposta) per un'altezza di circa 2.50 mt.
Nel 1924 prende vita l'Istituto S. Lucia, gestito dalle Suore Stimatine e nel 1935 viene ultimato l'Edificio scolastico di Via Risorgimento ed è spostato il Calvario da Via Calvario nel punto dove sorge attualmente.
Notevole è stato il contributo di vite alla causa italica degli ercolani, i quali si sono distinti nella prima e seconda guerra mondiale.
Durante la Seconda guerra mondiale un distaccamento americano si stabilisce in Erchie adibendo ad Ospedale militare il Palazzo Ducale e l'Edificio scolastico.
Nel maggio del 1959 aprono gli sportelli della Cassa Rurale ed Artigliana.
L'11 novembre 1974 la Curia di Oria acquista, in Via Torre, una civile abitazione che nel 1975 è adibita a Chiesa del SS. Salvatore.
I rilevamenti demografici riportano: 260 abitanti nel 1525, 120 abitanti nel 1601, 685 abitanti nel 1699, 2005 abitanti nel 1810, 1700 abitanti nel 1849, 3023 abitanti nel 1881 ed infine 8283 abitanti nel 1979. Non è da escludere che all'urbanizzazione del sito abbiano contribuito i numerosi devoti di S. Lucia. La popolazione attuale di Erchie è di circa 9000 abitanti.